Licenza Creative Commons
Questo/a opera è distribuito con licenza Creative Commons Attribuzione 3.0 Italia .
Tuscania (nota come Toscanella fino al 1911 è un comune italiano di circa 8500 abitanti della provincia di Viterbo nella Maremma laziale dista dal capoluogo circa 24 km.

Oltre ad alcune tracce risalenti già al paleolitico, i rinvenimenti presso le necropoli etrusche delle Scalette e del Pantacciano fanno datare i primi importanti insediamenti in questa zona tra l'età del rame e quella del bronzo antico (cioè tra il terzo e la prima metà del secondo millennio a.C.).
La prima importante fase di espansione degli insediamenti della zona, legata allo sviluppo della civiltà etrusca e rientrante nella tendenza nella regione al sorgere in tale periodo di piccole città stato, ebbe inizio a partire dall'VIII secolo a.C. con l'urbanizzazione dell'acropoli posta sul colle di San Pietro (attualmente all'esterno della cinta muraria cittadina).
In questo periodo non è possibile parlare di un unico centro abitato ma (come anche indicato dal rinvenimento sul territorio di dodici distinte necropoli rupestri), più probabilmente, di un insieme di piccoli villaggi a vocazione prevalentemente agricola che avevano come punto di riferimento economico, amministrativo e religioso proprio il colle San Pietro che divenne, in breve, uno dei più importanti centri politici e religiosi della Tuscia.
Nei secoli successivi la posizione geografica della città, posta a metà strada tra il mar Tirreno, il lago di Bolsena e l'Etruria interna, come anche il controllo della valle del Marta, favorirono lo sviluppo ed il prosperare della Tuscania etrusca (con il nome, all'epoca, di Tusena) trasformandola da insieme di insediamenti prevalentemente agricoli a città commerciale, fino a diventare una delle più importanti città della lucumonia di Tarquinia e centro della rete viaria di collegamento tra la costa e l'entroterra.
A partire dal IV secolo a.C., in seguito alla sconfitta ad opera dei Greci delle città etrusche della costa, assunse importanza anche il commercio marittimo, esercitato da Tuscania per mezzo del porto di Regas (nei pressi dell'attuale Montalto di Castro).

Non vi sono testimonianze storiche della partecipazione di Tuscania alle battaglie che, intorno al 280 a.C., portarono alla sottomissione delle città etrusche dell'Alto Lazio a Roma; il passaggio di Tuscania sotto la dominazione romana avvenne dunque, con buona probabilità, in maniera pacifica; di tale dominazione Tuscania non risentì ma ne trasse, al contrario, vantaggio: venne potenziata l'agricoltura e vi fu il fiorire di botteghe artigiane per la produzione di sarcofagi decorati prodotti sia in terracotta che in nenfro (una varietà di tufo: l'ignimbrite trachitica). La costruzione di acquedotti, di terme e, in primo luogo quella - intorno al 225 a.C. - di una delle più importanti direttrici di comunicazione dell'epoca, la via Clodia, fecero di Tuscania uno dei più importanti centri della zona.
A seguito della cosiddetta guerra sociale (90 a.C. - 88 a.C.), Tuscania fu poi eletta municipium romano con il nome di Tuscana ed assegnata alla tribù Stellatina.
In seguito, nel V secolo, divenne una delle prime sedi vescovili in Italia rimanendo tale fino al 1653.

A seguito del crollo dell'Impero Romano d'Occidente, Tuscania fu travolta, al pari del resto dell'Italia, da diverse invasioni barbariche venendo successivamente occupata dagli Eruli, dai Goti e dai Longobardi i quali la conquistarono, guidati da Alboino, nel 569, l'anno successivo alla loro discesa in Italia (o, secondo altre fonti, nel 574).
A tale dominazione pose fine, due secoli più tardi, la conquista del regno longobardo da parte dei Franchi di Carlo Magno, nel 774. Pochi anni più tardi, nel 781, con la donazione da parte di Carlo Magno al Papa Adriano I, la città entrò a far parte del patrimonio della Chiesa.
Dal 967 al 1066 fu soggetta alla famiglia degli Anguillara, dal 1080 fu poi feudo degli Aldobrandeschi e, successivamente, dei Marchesi di Toscana; nel 1081 venne assediata dalle truppe di Enrico IV, il quale era sceso in Italia a fine marzo a seguito della seconda scomunica inflittagli da Papa Gregorio VII (la prima delle quali legata al famoso episodio di Matilde di Canossa).

Nel XII secolo divenne Libero Comune esercitando il proprio dominio su di un vasto territorio che comprendeva numerosi castelli tra i quali quelli di Ancarano, Acquabona, Canino, Carcarella, Cellere, Montalto di Castro, Piansano e Tessennano. Nel XIII secolo il possesso della città rimase al centro delle lotte di potere fra l'impero ed il papato che portarono Federico II di Svevia a conquistarla entrando in città il 2 marzo del 1240 e la città a dotarsi di ampie mura che la proteggessero da attacchi esterni.
Nel 1222 il soggiorno di San Francesco d'Assisi a Tuscania diede avvio ad un periodo di forte ripresa del sentimento religioso cittadino ed alla costruzione di numerosi monasteri nel territorio circostante.
Le contese tra le famiglie di Guelfi e Ghibellini, l'occupazione subita e la crisi economica dovuta alla perdita di importanza della via Clodia diedero inizio ad un primo periodo di decadenza e di perdita di prestigio di Tuscania a favore della vicina Viterbo la quale era stata anch'essa elevata al rango di sede vescovile da Papa Celestino III, nel 1192.
All'inizio del XIV secolo risale inoltre il curioso cambio di nome della città: i termini della resa, conseguente alla fallita spedizione militare contro Papa Bonifacio VIII, imposero infatti, oltre al pagamento di un consistente tributo in grano, all'invio annuale di otto giocatori per le feste del Testaccio a Roma, all'asportazione della campana comunale e delle inferriate poste alle porte d'ingresso della città, anche il cambio del nome, in senso dispregiativo, da Tuscana a Tuscanella.
Durante il governo del legato pontificio cardinale Egidio Albornoz (inviato da Papa Innocenzo VI, tra il 1353 ed il 1367, a ripristinare il controllo pontificio sui territori della Chiesa nel corso della cattività avignonese) la città visse un periodo di tranquillità relativa, anche se non duratura.
Martino V, eletto papa al termine del Concilio di Costanza (che aveva messo fine allo Scisma d'Occidente), come riconoscimento della lealtà della città alla causa pontificia nominò Tuscania nel 1421 contea e ne diede l'investitura al capitano di ventura Angelo Broglio da Lavello detto il Tartaglia, colui il quale durante lo stesso Concilio di Costanza aveva assunto la carica di Rettore del Patrimonio della Chiesa: questi stabilì in città la propria residenza costruendovi alcuni edifici (ancor oggi è possibile ammirare la Torre del Lavello) e realizzandovi un'ampia piazza d'armi.
Sul finire del secolo, nel 1495, Tuscania fu saccheggiata dall'esercito francese di Carlo VIII. L'esercito francese, proveniente da Firenze e diretto al sud per occupare il Regno di Napoli quale erede di Maria d'Angiò, trovò la città in gran parte sguarnita di difese: il cardinale Giovanni Vitelleschi da Corneto inviato da Papa Eugenio IV a sedare la lunga serie di lotte tra signorotti locali e le continue ribellioni della città (come quella del 1491 che aveva portato i tuscaniesi ad impiccare sul colle Rivellino il commissario pontificio Bernardone Della Posta per protestare contro le pesanti gabelle) nonché a restituire il possesso della stessa al papato aveva infatti, solo poco tempo prima, fatto radere al suolo la maggior parte delle fortificazioni difensive che si trovavano sul territorio tuscaniese.
In seguito a tale avvenimento ebbe inizio per Tuscania un periodo di lento declino che, nei secoli successivi, tenne la città ai margini degli avvenimenti storici più importanti. Tuscania seguì, senza più registrare avvenimenti degni di rilievo, le sorti dello Stato della Chiesa fino all'Unità d'Italia quando, il 12 settembre 1870, il generale Nino Bixio entrò a Tuscania cacciando le guardie pontificie a seguito di Papa Pio IX. Con l'annessione al Regno d'Italia, cominciò per Tuscania una progressiva ripresa sociale ed economica.
Tuscania nel 1936
Alle 19:09 del 6 febbraio 1971 un terremoto di magnitudo 4,5 della scala Richter semidistrusse Tuscania, provocando 31 morti, la lesione ed il crollo di molte case ed edifici tra i quali le chiese romaniche di San Pietro e Santa Maria Maggiore che furono successivamente restaurate.